Prefazione Opuscolo Ass. S.Benedetto di mons. Dante Lafranconi

Di fronte al ripristino del monastero di San Be­nedetto in Valperlana – come di ogni altro ambien­te antico – mi sorgono spontanei alcuni interroga­tivi: si tratta di nostalgia del passato o del sapien­te recupero di memorie che parlano anche oggi?

È frutto del gusto archeologico o richiamo a una esigenza del­la vita? Nel caso del San Benedetto si va certamente oltre l’obiet­tivo della pura conservazione di una memoria storica, per rac­cogliere e rilanciare un messaggio di cui il nostro tempo ha bisogno e che peraltro sembra ansiosamente cercare sia pure in modo scomposto e per strade non sempre sicure.

E’ il messaggio della vita monastica, perennemente valido. Messaggio dell’essenziale che sollecita a semplificare la vita odierna spesso complessa e complicata. Messaggio che riporta l’attenzione sulle esigenze prime e fon­damentali di ogni uomo: il lavoro, la preghiera, il silenzio, l’ospitalità.

Messaggio che riporta i cristiani alla radice della loro vocazio­ne, ricordando loro la bellezza del Vangelo vissuto anche nelle sue proposte radicali. Esse fanno parte dell’identità cristiana senza essere eccezionali.

C’è bisogno di questo messaggio: per coloro che, spinti da un’interiore inquietudine spirituale, vanno alla ricerca dell’Assoluto, dell’Eterno, del Padre; per coloro che, continuando a considerarsi cristiani – e ci met­tiamo anche noi fra questi – hanno addomesticato il Vangelo appiattendolo su un insoddisfacente livello di compromessi col mondo. Insoddisfacente e scandaloso.

Se un giorno potrà lì rifiorire la vita monastica – è un deside­rio legittimo e apprezzabile – auguriamo al San Benedetto di diventare un punto di riferimento per quanti cercano Dio e per quanti, dopo averlo trovato, ne hanno smarrito l’autentica sembianza.

Come la città sul monte che indica la strada ai pellegrini di tutti i tempi.

+ Dante Lafranconi Vescovo

 

Dall’Opuscolo dell’Ass. S. Benedetto in Valperlana (1997/2004)