Tratti Architettonici

Il complesso comprende, oltre alla chiesa romanica a tre navate su pilastri e al campanile impostato sull’abside di destra, due corpi di fabbrica e un piccolo rustico inglobante due arcate dell’antico chiostro.
La costruzione è ispirata a grande semplicità; nella chiesa si trovano chiaramente espressi tutti i connotati dell’architettura dei “Maestri Comacini” che proprio in questo territorio, conosciuto fin dal Medioevo come “Isola Comacina”, fece registrare una particolare fioritura di edifici religiosi.


Conci squadrati per le murature, lastre piane per i tetti, impiego di struttura lignea per la copertura delle navate. La facciata è decorata da una fila di pietre sporgènti e da una cornice di archetti di pietra. Nelle absidi, e soprattutto in quella centrale, la decorazione è più elaborata : la sommità delle lesene dell’abside maggiore è sormontata dai caratteristici capitelli a forma cubica, smussati negli angoli inferiori, secondo lo stile comacino. Sempre sulla facciata è poi chiaramente visibile la traccia di una grande finestra che richiama un rosone certamente di epoca più recente.
Sul timpano del presbiterio ritroviamo il motivo della finestra a croce.
L’interno della chiesa presenta un carattere vigoroso e sobrio; unica nota preziosa in questo rude contesto era costituita dall’acquasantiera in marmo bianco di Musso a forma ovoidale, sporgente a mensola dal primo pilastro sulla destra della navata. Purtroppo questo pregevole manufatto fu rubato negli anni settanta.
Particolare attenzione merita la massiccia torre campanaria che presenta bifore e archi oggi tamponati.
La chiesa è orientata, come imponevano le norme liturgiche del tempo, con le absidi a levante. Il monastero, ubicato a valle della chiesa, con la disposizione angolata dei due corpi di fabbrica, ne conchiude e delimita l’ambiente, formando una specie di cortile, certamente l’antico chiostro.


Il nuovo altare, realizzato con un supporto di granito lavorato e rinvenuto in loco, è stato benedetto il primo maggio 1997 in memoria dei sette monaci francesi Christian, Lue, Christophe, Michel, Bruno, Celestin e Paul trucidati il 21 maggio 1996 in Algeria.

L’acquasantiera in marmo bianco di Musso
È una tazza a pianta ovoidale completata da due testine sporgenti e decorata a basso rilievo. Le sue dimensioni approssimative sono 50x40x30 cm di altezza. La decorazione si presenta con tre fasce circolari: in quella inferiore è scolpito il motivo del fiore a sei lobi, stilizzazione antica della rosa, ripresa poi dai medioevali, simbolo della purezza.
In quella mediana è stilizzata la foglia della vite, simbolo dell’eucarestia. In quella superiore è possibile leggervi la stilizzazione del ramo di palma, simbolo del martirio.
In prossimità del bordo superiore corre, su tutta la circonferenza, un intreccio simile a una corda. Tenuto conto dello spiccato gusto del simbolo che avevano i medioevali, vogliamo azzardare un’ipotesi di lettura globale dell’opera: una mirabile sintesi della vita monastica in quanto ricettacolo della vita dello Spirito (l’acqua benedetta), della purezza (la rosa), della comunione-eucarestia (la vite) e, infine, del martirio (la palma).
Dall’Opuscolo dell’Ass. S. Benedetto in Valperlana (1997/2004)
